I Simpson lo avevano previsto diciannove anni fa: Disney ha comprato l’intrattenimento della 21st Century Fox. Due giganti che uniscono le loro forze con un accordo maturato in un silenzio quasi totale e in tempi brevissimi, e con l’audacia di chi sa che velocità, discrezione e ambizione sono armi fondamentali in un mercato globale in continua trasformazione. Questa acquisizione, che crea il più grande colosso del settore, è una sfida ai giganti dello streaming come Netflix, Amazon, Facebook e Google, e al contempo un passo indietro della famiglia Murdoch, che si ritira nel business dell’informazione, tornando dunque alle origini dopo mezzo secolo di espansione. L’accordo raggiunto prevede che la Disney pagherà 52,4 miliardi di dollari in azioni, e in più si accollerà 13,7 miliardi di dollari di debiti della Fox. Così assumerà il controllo degli studios, delle produzioni cinematografiche e televisive, di servizi come Hulu, del Fox Regional Sports Network, e anche di una serie di brand di successo come quello di Avatar. Il presidente della compagnia Bob Iger, che doveva ritirarsi fra due anni, ha accettato di restare in carica fino al 2021 per gestire la transizione. James, il figlio di Rupert Murdoch che guidava la 21st Century, resterà nella nuova compagnia con un alto ruolo dirigenziale e di garanzia. La Fox di suo padre, invece, conserverà il controllo del Fox Broadcasting Network, la televisione di notizie Fox News, il canale informativo dedicato al business e quello dello sport, più naturalmente la News Corp, cioè la compagnia che gestisce le attività editoriali del gruppo come il Wall Street Journal, il New York Post e la casa editrice di libri, che erano già state separate dal resto e affidate alla guida di Robert Thomson. La mossa della Disney ha una logica molto chiara. Le televisioni tradizionali, quelle via cavo, la stessa distribuzione cinematografica nelle sale, sono in difficoltà. Il futuro è lo streaming, ossia la possibilità di vedere qualunque cosa a casa, attraverso i servizi forniti da compagnie come Netflix e Amazon. La concorrenza poi è rappresentata anche da Facebook e Google, che si portano via circa l’80% della raccolta pubblicitaria totale. L’acquisizione del settore intrattenimento della Fox punta quindi a due obiettivi: moltiplicare i contenuti offerti e sviluppare la loro distribuzione online.