Come cambia l’industria audiovisiva britannica dopo la Brexit? Un evento speciale che svela come i principali produttori della TV inglese hanno reagito al referendum di Giugno 2016. Questo settore infatti, se venisse rispettata la deadline di Marzo 2019, vedrebbe venir meno una grande fetta di investimenti provenienti dalla UE. Un’ulteriore difficoltà sta nel fatto che società come Netflix investono 7 mld all’anno per la programmazione originale, mentre per le emittenti nazionali un tale budget è inconcepibile. Come ha sottolineato Kate Crowe, le TV Nazionali devono puntare sulla qualità più che sulla quantità dei prodotti  e sull’impegno economico per poter competere con questi colossi. Un nuovo canale da sfruttare potrebbero essere quello degli OTT europei per permettere alle emittenti di competere con questi forti operatori internazionali. A questo proposito David O’Donoghue si è dichiarato ottimista nonostante la Brexit, rimarcando il fatto che la creatività non rispetta i confini perché viviamo in un era globale, e in questo momento in Europa c’è un’esplosione di creatività. Daisy Goodwin infine ha ricordato che il motore di tutto restano i produttori, cui spetta il compito di cercare nuovi scrittori e finanziare nuovi progetti interessanti. In ogni caso il Regno Unito resta una potenza per le produzioni televisive di qualità, anche se i broadcaster nazionali sono minacciati dagli streamers statunitensi e il pericolo della Brexit crea molta incertezza. La televisione britannica è ad un bivio politico, economico ed esistenziale e sta attraversando un periodo tumultuoso, ma è un paese celebre per aver ideato e prodotto alcune delle migliori serie televisive al mondo.

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Moderatore

  • Ali May, writer and TV author