Il panel Diverse Talents Wanted! Addressing a Need in the Audiovisual Market: Access and opportunities for underrepresented talents si è tenuto al Cinema Barberini nel corso dell’ultima giornata della decima edizione del MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo.

L’evento, organizzato in collaborazione con Women in Film, Television & Media – WIFTMI, ha avuto come oggetto l’individuazione degli strumenti e delle strategie per ampliare le possibilità di accesso alla formazione e al lavoro dei talenti appartenenti a gruppi sotto rappresentati, garantendo così un’offerta di risorse qualificate, che consenta di giungere a una rappresentazione più autentica e plurale della società contemporanea.

La talk ha visto come protagoniste Gabriella Crafa, Co-fondatrice e Vice Presidente di Diversity Lab, Marina Cuollo, scrittrice e consulente D&I, Charity Dago, Talent Manager, Fondatrice & CEO di Wariboko, Marzia Macchiarella, consulente D&I, Access Coordinator e consigliera e co-responsabile D&I WIFTMI e l’attrice Vittoria Schisano.

A moderare l’evento è stato, invece, il giornalista Paolo di Lorenzo, che ha aperto il panel offrendo dei dati su cui avviare la riflessione: “Stando ai dati ufficiali verificati da Diversity il 24% delle persone italiane soffre di disabilità, senza contare le neurodivergenze. (…) Le persone di cui parliamo non sono poche, ma non riescono ad arrivare davanti o dietro allo schermo”.

Marzia Macchiarella, presa la parola, sottolinea ulteriormente che il panel è stato fortemente voluto all’interno del MIA perché è un tema di mercato: “Noi raccontiamo storie e facciamo intrattenimento, e ci rivolgiamo a un pubblico più variegato di quanto si pensi. Dobbiamo andare incontro a questo pubblico e il modo di farlo è coinvolgendo persone appartenenti a gruppi sotto rappresentati in tutta la filiera”.

Ancora più incisivo sul tema è l’intervento di Marina Cuollo, che occupandosi dei processi Diversity and Inclusion, D&I, mette in evidenza la necessità di creare coerenza tra le rappresentanza della disabilità nel settore audiovisivo e la capacità di stabilire canali di selezione “inclusivi”:
“Le persone ci sono, le percentuali lo dimostrano, ma succede che non le vediamo comparire nei prodotti audiovisivi. La disabilità è presente però, andando a vedere il comparto attoriale nella storia dell’ academy, solo tre persone con disabilità hanno vinto l’Oscar e questo contrasta con il numero effettivo delle persone con disabilità”, e poi aggiunge “I canali classici di recruitment non sono i migliori per persone con disabilità, c’è gente che non immagina nemmeno di poter fare quel lavoro o se lo fa sa che si troverà davanti così tanti ostacoli da farli desistere”.

Charity Dago, talent manager che si occupa di promuovere artisti afro-discendenti, ha preso la parola parlando dell’esperienza della sua agenzia: “Se sei rappresentato significa che esisti e per questo ho creato Wariboko. Portare a spasso un corpo nero in Italia è difficilissimo, la nostra missione è rappresentare gente con un background migratorio. (…) Le persone hanno necessità di urlare la propria presenza, vedersi rappresentati è un sogno”.

Sullo stesso punto insiste anche l’attrice Vittoria Schisano, protagonista della serie Netflix in 6 puntate ‘La vita che volevi’: “La rappresentazione diventa cultura e compie il lavoro di educare alla diversità, che nelle scuole non avviene. Dove non c’è rappresentazione della diversità c’è censura, punto.

Sul ruolo di Gloria, personaggio centrale della serie, poi aggiunge: “Si è fatta tanta strada ma è ancora troppo poca. Prima della mia serie su Netflix ‘La vita che volevi’ mi erano stati solo proposti ruoli che mi mettevano in imbarazzo, erano sempre con il filtro del pregiudizio, mi sono vergognata di essere parte di un sistema malato. Quando è arrivata questa serie ho detto: ‘finalmente la storia che posso fare’. La protagonista ha una storia come tutti e poi la sua storia personale, che non incide sul suo percorso narrativo. Di solito nelle serie gli omosessuali come lavoro fanno gli omosessuali, i transessuali i transessuali, i neri i neri e così via”.

Chiude il panel l’intervento di Gabriella Crafa, la quale sottolinea l’onere per i media di formare l’immaginario collettivo e, quindi, anche di sviluppare una società migliore: “Al di là dei temi di compliance per l’Italia va adottato uno sguardo internazionale: la maggior parte delle persone vuole una diversificazione non solo sullo schermo ma anche dietro. La writing room di un progetto deve essere diversificata quanto il cast. Ci tengo a dire che Diversity vuole elaborare soluzioni e portare al tavolo persone del settore che hanno a cuore il tema. Vogliamo rispondere al ‘non si trovano’ quando si chiede di includere individualità non rappresentate. La piattaforma https://www.diversifind.it ,che abbiamo creato, cercherà appunto di rimuovere questo alibi, vi ci si potranno registrare le persone che fanno parte di gruppi sotto rappresentati e fra un mese potranno essere contattati da cast o produzioni, che li cercano per compliance e anche perché gli servono. Da lunedì sarà attiva e fra un mese sarà aperto alla industry”.