Secondo un rapporto dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo (OEA) le coproduzioni internazionali attirano più spettatori e hanno una più ampia distribuzione rispetto ai film nazionali.

Nonostante la costante la crescita del numero di coproduzioni internazionali (da 297 del 2007 a 425 nel 2016, considerando solo quelle “major”), nella maggior parte degli Stati membri dell’UE le produzioni nazionali continuano a superare quelle frutto di partnership internazionali. Queste ultime, infatti, si fermano al 21% del totale. Solo in due Paesi, Belgio e Lussemburgo, la percentuale di film venuti alla luce grazie a collaborazioni bi o multi-laterali è più alta di quelli esclusivamente nazionali. È la fotografia scattata dall’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo con il report “The legal framework for international co-productions”.

Il Paese da cui è partito il maggior numero di compartecipazioni internazionali nel periodo 2007-2016 è stata la Francia (566), seguita da Spagna (460), Germania (411) e Svizzera (221). In totale sono state 150 le nazioni coinvolte in coproduzioni europee tra il 2010 e il 2015, con alcuni interazioni che sono risultate particolarmente frequenti. Al primo posto ci sono le ben 207 collaborazioni tra Francia e Belgio. Altri abbinamenti ricorrenti sono stati, nell’ordine: Regno Unito-USA (80), Italia-Francia (63) e Francia-Germania (61).

Sempre secondo il rapporto dell’OEA, decidere di lavorare con partner oltre confine paga. Da una parte, infatti, le cooperazioni internazionali rappresentano solo il 24,2% del totale dei lungometraggi europei. Le loro proiezioni nei cinema hanno, però, generato il 50,3% degli ingressi in sala, per un totale di 262,9 milioni di spettatori. In altre parole, i biglietti che vengono venduti per quest film sono all’incirca il triplo di quelli normalmente staccati per un’opera nazionale. Non solo, le coproduzioni internazionali riescono ad ottenere anche un raggio di diffusione più ampio. Se, quindi, un film interamente prodotto all’interno dei confini di un unico Paese viene in media distribuito all’estero solo nel 32,1% dei casi, questa percentuale per le coproduzioni europee sale a 62,9.