L’abitudine del binge watching, cioè guardare in fila tutte le puntate di una serie, ci ha fatto intravedere la direzione che si stava prendendo: considerare la serialità come una sorta di “versione estesa” di un film. Anche la migrazione di sceneggiatori e autori dal cinema alla televisione, a partire dagli anni 2000, era un indizio. La presenza di cast ‘stellati’, inoltre, ha inciso ulteriormente su questo processo, modificando la percezione delle serie TV come forma d’intrattenimento ‘bassa’, rispetto al cinema, definito pur sempre un’arte. Poi, arriva la miniserie Disclaimer – La vita perfetta, scritta e diretta da Alfonso Cuarón, e il confine tra le due forme narrative è totalmente sfumato .
Presentata in anteprima all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, i sette episodi della serie hanno per protagonista Cate Blanchett, giornalista il cui passato potrebbe essere rivelato. Intorno a questa minaccia si articola la storia, “scritta per la televisione e diretta da Alfonso Cuarón”, così si legge nella sinossi di Apple +, che la distribuisce. Anche questo suona un po’ come un disclaimer, una sorta di dichiarazione di non responsabilità, se poi sembrasse altro. Ma è solo per confonderci ancora. Come riporta badtaste.it, Cuarón raggiunto da Baz Bamigboye, giornalista di Deadline, ha ammesso che la serie in realtà “è già un film di sette ore e che ha pensato molto a come poterlo rendere ammissibile agli Oscar, ma non ha ancora trovato una risposta”.
D’altronde, nella filmografia del regista messicano emerge in modo evidente la sua familiarità con entrambe le forme: cinema e televisione, sia in qualità di regista, sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia. Un artista barocco, potremmo sentenziare, nella sua concezione unitaria dei generi, intrecciando relazioni visive e narrative, e facendo dissolvere la distinzione. Forse ci troviamo davanti a un nuovo genere.
Photo Credits: Gage Skidmore from Peoria, AZ, United States of America, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons