Nell’ambito della decima edizione del MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo si è appena concluso il panel Odessa Rae: Unveiling Truth And Inspiring Change.
Rae ha raccontato i suoi più lavori acclamati: Navalny di Daniel Roher, vincitore del premio Oscar, del Sundance e del Bafta, è il documentario sul dissidente russo che ha guidato la resistenza fino alla sua morte in una prigione della Siberia. La moglie Yulia ha preso il suo posto alla guida del movimento. “Gli abbiamo detto (Alexei Navalny) che volevamo girare il documentario. La fiducia è stata costruita giorno dopo giorno. Il primo giorno volle essere sicuro che non fossimo spie e controllò il nostro conto in banca”, descrive così la regista i passaggi chiave per penetrare la diffidenza iniziale dei protagonisti.
“La narrazione si appoggia su diversi punti di vista per ricostruire la vicenda e svelare verità nascoste. Abbiamo iniziato a chiamare gli assassini, finché uno ha risposto e ha iniziato a chiacchierare, per più di mezz’ora, confessando il complotto per ucciderlo.”
HOLLYWOODGATE è frontrunner per gli Oscar di quest’anno, la produttrice ne racconta la trama: l’occupazione del complesso Hollywood Gate, ex base della CIA a Kabul da parte dei talebani. La Rae si sofferma sulla trama e sugli obiettivi del documentario, che vuole raccontare la vicenda lasciando libero il pubblico di farsi una propria opinione: “Non sono qui per fare un film di propaganda, ma voglio filmarvi in modo che le persone stesse possano decidere e prendere una decisione […] Spero che questo documento possa fare la differenza su come agiamo e su come il nostro governo può agisci diversamente da ora in poi.”