In un panorama audiovisivo in rapida trasformazione, segnato da modelli produttivi in costante evoluzione, il cinema indipendente è chiamato a ripensare se stesso. Il panel Indie Voices in a Shifting Industry, che si è tenuto questo pomeriggio al MIA | Mercato Internazionale dell’Audiovisivo, ha riunito professionisti provenienti da diversi contesti culturali e mercati per discutere strategie di resilienza, nuove forme di collaborazione e la necessità di preservare una libertà creativa autentica in un ecosistema globale sempre più competitivo.
Dyveke Bjørkly Graver, Partner & Producer Eye Eye Pictures, ha raccontato l’esperienza norvegese sottolineando come la cooperazione internazionale sia ormai una condizione imprescindibile: “Ogni film che facciamo è frutto di una coproduzione, ma venendo dalla Norvegia questo è piuttosto normale. Penso che per chi lavora nelle coproduzioni la cosa più importante sia trovare partner a lungo termine con i quali condividere obblighi, rischi e gioie”.
Joseph Rouschop, Producer Tarantula, ha invece posto l’accento sulla necessità di costruire alleanze solide per accedere ai mercati globali: “Una delle prime cose che abbiamo avuto chiare nella mia azienda è che, se vuoi che il tuo prodotto acceda al mercato internazionale, hai bisogno di partner tramite i quali poter raccogliere le risorse, risorse finanziarie che per noi sarebbe impossibile ottenere da soli, a meno che non si faccia un budget molto basso. Le produzioni devono lottare contro i nazionalismi e mettere in atto strategie di network tra i vari Paesi”.
Alexandre Moreau, Head of sales Paradise City, ha ribadito l’importanza del valore aggiunto che la collaborazione internazionale porta ai progetti indipendenti: “Comprendiamo dai produttori che è sempre più difficile trovare partner per le coproduzioni. Il sistema europeo è diverso da quello asiatico e statunitense, ma è evidente che le collaborazioni apportano ricchezza e diversità ai prodotti, oltre a rendere possibile la realizzazione di opere più ambiziose”.
Infine, Yuji Sadai, Founder & CEO of Bitters End and Producer, ha offerto una prospettiva dal mercato giapponese, evidenziando le difficoltà nel creare partnership transnazionali: “Non è facile per i film giapponesi trovare una coproduzione con altri Paesi”.
Il dibattito ha messo in luce un’urgenza condivisa: rafforzare i legami internazionali per sostenere la creatività indipendente e garantire la sopravvivenza di un cinema che continui a raccontare storie capaci di attraversare i confini.