In questi ultimi anni, la rivoluzione del web 2.0 ha trasformato i membri della rete da semplici utenti a creatori di contenuti, rendendoli protagonisti attivi nella formazione di comunità di rete. Ciò è particolarmente evidente con YouTube, oggi crocevia di video personali, vlog, web series, tutorial, video di divulgazione scientifica, recensioni personali e molto altro.
Questa intensa attività digitale, unitamente alle continue trasformazioni relative alle tecnologie visive e alle ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), ha avuto impatti strutturali, creativi e culturali, innescando una vera e propria rivoluzione nel settore per eccellenza adibito all’ideazione e alla realizzazione di contenuti: l’audiovisivo.
L’arrivo di tecnologie sempre più ad hoc ha fatto sì che l’AI estendesse il suo raggio d’azione dall’ambito della post-produzione alle altre fasi del processo di produzione audiovisiva: dalla scrittura di soggetti e sceneggiature (co-creazione) alla pre-produzione (“text to storyboard”, locations e casting finder), dalla produzione alla post-produzione (upscaling, denoise e video interpolation), dalla distribuzione (analisi dell’audience) al marketing. E se fino a qualche tempo fa ad usufruire di tale strumento erano solo i grandi Studios, che avevano accesso all’AI sia in termini di costi che di competenze, adesso l’innovazione è diventata accessibile a filmmakers, autori, tecnici audiovisivi e piccole e medie società di produzione e distribuzione.
Grandi case di produzione come Century Fox e Warner Bros stanno già sfruttando l’AI per analizzare le sceneggiature, studiando variabili come trama, personaggi e dialogo. Questi sistemi intelligenti sono in grado di valutare la qualità artistica, ma anche il potenziale successo commerciale di un film, guidando così possibili decisioni di investimento. Ma l’AI può molto di più della semplice analisi. Il cortometraggio Sunspring rivela la capacità di generare contenuti complessi e divertenti, grazie all’ausilio del software Benjamin, prezioso alleato nella produzione creativa.
Grazie alla sua capacità di ottimizzare una complessità di elementi, l’intelligenza artificiale arriva in aiuto anche in fasi meno creative, come nell’identificazione delle location o nella programmazione della disponibilità degli attori, rendendo il processo di produzione più efficiente e meno oneroso. In materia di casting poi, grazie all’AI è possibile accedere alle banche dati di attori, effettuando ricerche mirate e automatizzando una parte del processo.
Se parliamo poi di effetti visivi, l’AI vanta già una ricca carriera, a partire dalla creazione di folle virtuali – come nei film epici Il Gladiatore e Il Signore degli Anelli – fino alla ricostruzione virtuale di luoghi storici e scene complesse. Questa capacità di modellare gli ambienti digitalmente offre ai registi una espressione creativa libera da problemi di costi e di logistica.
L’impiego dell’intelligenza artificiale si è esteso anche alla manipolazione dell’età degli attori. Attraverso la tecnica del de-aging, ad esempio, nel film The Irishman Robert De Niro è stato digitalmente ringiovanito e invecchiato in diverse scene.
A godere dei benefici dell’intelligenza artificiale è anche la post-produzione cinematografica, in particolare l’area del doppiaggio. Start-up all’avanguardia come Flawless permettono di adattare con precisione i movimenti labiali e le espressioni facciali degli attori alle nuove battute. Un’evoluzione che non solo risolve storici problemi di traduzione e sincronizzazione, ma ridefinisce l’intero concetto di doppiaggio. Un esempio significativo di questa innovazione è rappresentato dal film Fall, in cui l’intelligenza artificiale è stata utilizzata per sostituire le parolacce con espressioni più adatte a un pubblico ampio, senza dover rigirare le scene.
Grazie a sofisticati algoritmi di manipolazione facciale, i volti delle attrici sono stati digitalmente modificati per allineare perfettamente i movimenti della bocca ai nuovi dialoghi, ottenendo un risultato così realistico da sfumare il confine tra ripresa originale e alterazione digitale. Questa tecnica, nota come “vubbing” – visual dubbing –, sta aprendo nuovi scenari per la localizzazione dei contenuti audiovisivi, promettendo un livello di sincronizzazione così accurato da rendere quasi indistinguibile la versione doppiata da quella originale.
L’intelligenza artificiale, dunque, non si limita a rendere più efficienti i processi tradizionali della post-produzione, ma ne amplia le possibilità, innalzando gli standard qualitativi e ridefinendo il concetto stesso di realismo nel doppiaggio cinematografico. Allo stesso tempo, si sta affermando come alleato anche per i compositori, aprendo scenari creativi un tempo impensabili. Grazie alle reti neurali, oggi è possibile esplorare in profondità vasti archivi musicali, assimilando stili, tecniche e strutture che attraversano generi, epoche e culture. Questo patrimonio sonoro diventa una fonte di ispirazione e supporto, capace di suggerire melodie, generare nuove idee o persino orchestrare interi brani in modo autonomo.
Ma il contributo dell’AI alla composizione musicale va oltre la creatività: accelera le fasi di bozza e prototipazione, permettendo di esplorare rapidamente molteplici soluzioni. Può inoltre adattarsi a stili specifici, assicurando coerenza e qualità. Le tecnologie cognitive consentono di modulare la colonna sonora in base alle emozioni e al ritmo delle scene, creando un accompagnamento perfettamente integrato con la narrazione.
In conclusione, la diffusione su larga scala di strumenti sempre più accessibili sta democratizzando la produzione cinematografica, riducendo il divario tra professionisti e prosumer. Parallelamente, i nuovi software basati su intelligenza artificiale stanno ridefinendo i modelli operativi del settore, portando non solo a un riequilibrio nell’uso delle risorse, ma anche a una revisione profonda dei workflow tradizionali.
Di fronte a tale trasformazione è indubbio il ruolo di alleato assunto dall’AI – soprattutto in termini di efficienza e di costi, ma come abbiamo visto, anche di creatività – tuttavia, ciò non dispensa da dubbi e interrogativi soprattutto di carattere etico e morale. La vera sfida per i protagonisti del settore è capire come tale innovazione possa garantire opportunità di innovazione e crescita a favore dell’industria e dei suoi lavoratori, anziché a loro discapito.
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