Tre sono i campi tematici più battuti dalle serie televisive americane della prossima stagione. Gli upfronts, cioè i quattro giorni più importanti della tv americana, durante i quali i broadcaster illustrano agli inserzionisti pubblicitari i loro palinsesti, non potevano non riflettere il nuovo spirito del tempo, simboleggiato da un evento straordinario come l’elezione di Donald Trump. In questo senso, l’aumento dei titoli “patriottici”, che fanno leva sui valori tradizionali dell’identità nazionale come The Brave (NBC), Seal Team (CBS) e Valor (Cw), va di pari passo col tema della contrapposizione, seppur alleggerito dallo schema di genere, come nella nuova stagione di American horror story (FX), ambientato durante una combattutissima campagna elettorale.

Un altro filone nutrito è quello dei remake. Torna infatti Dynasty, la soap regina dell’epoca reaganiana, che narrava le vicende di una famiglia texana del petrolio. La serie originale ruotava intorno al patriarca Blake Carrington , interpretato dal compianto John Forsythe, e dalla moglie Krystle (Linda Evans) e la ex Alexis (Joan Collins); mentre il reboot si concentrerà sulla rivalità tra la giovane Fallon Carrington (Elizabeth Gillies di Sex & Drugs & Rock&Roll ) e la fidanzata del padre, interpretato da Grant Show di Melrose Place.

Ma rivedremo pure Will & Grace, l’amatissima sitcom sull’amicizia tra un’arredatrice e un avvocato gay in onda fino al 2006, e sono annunciati due spin off illustri, uno da Grey’s Anatomy e un altro da The Big Bang Theory. Da quest’ultimo è nata la sitcom Young Sheldon (Cbs), con Iain Armitage nei panni del piccolo Cooper, mentre sul fronte Shondaland (come sono chiamate le serie firmate da Shonda Rhimes, una delle più amate sceneggiatrici d’America) non solo Grey’s Anatomy è stata rinnovata per la 14esima stagione, ma avrà anche uno spin-off sui vigili del fuoco di Seattle.

E infine Abc resuscita un classico dell’America operaia: Roseanne, andata in onda tra il 1988 e il 1997, con i protagonisti Roseanne Barr e John Goodman, che tornano per otto episodi nel 2018.

Ma a dispetto del grande spettacolo degli Upfronts, le previsioni sono per un raffreddamento degli investimenti pubblicitari. Con gli ascolti in calo e la diffusione dei videoregistratori digitali che consentono di saltare la pubblicità, questa rappresenta ormai solo una fetta dei profitti dei network, soprattutto perché oggi si consuma la tv in modi molto diversi da pochi anni fa. Il risultato è che il destino di una serie è sempre meno legato agli ascolti e sempre più ad accordi commerciali con le piattaforme di streaming e con l’estero. Netflix, Amazon e Hulu pagano ai network somme enormi per mandare una serie subito dopo la prima stagione, e altrettanto affamato di contenuti è il mercato internazionale.