In un articolo sul Corriere, Pietro Minto riporta le recensioni della critica anglosassone al primo show televisivo firmato Apple. Questo programma, intitolato Planet of the Apps, è un talent show in cui degli aspiranti startupper propongono le loro idee per nuove (e a loro dire rivoluzionarie) applicazioni a una giuria composta dalle attrici Gwyneth Paltrow e Jessica Alba, dal rapper e frontman dei Black Eyed Peas Will.i.am. e dall’imprenditore Gary Vaynerchuk.

Le reazioni, forse prevedibilmente, non sono state entusiaste. Secondo la critica, il problema principale sta nell’impossibilità dello spettatore di dimenticarsi, anche solo per poco, di star guardando un programma Apple, perché ogni minuto di messa in onda è uno spot per il suo marchio: i concorrenti propongono App per il sistema operativo IOS, i giudici votano tramite iPad, per guardare il programma bisogna scaricare Apple Music (di fatto escludendo dalla visione chiunque non possieda un Mac o un dispositivo Apple), e per votare è necessario scaricare una seconda App. Insomma, al di là della brillante trovata del titolo (un gioco di parole con il famoso film Planet of the Apes – Il Pianeta delle Scimmie), il primo esperimento televisivo di Apple sembra essere fallito.

Apple, comunque, non è l’unica a muovere i primi, incerti passi nel mondo televisivo: le principali piattaforme di internet, come Facebook, Snapchat e YouTube contribuiscono ad allargare ulteriormente i confini della TV. YouTube, ad esempio, ha creato lo scorso anno Red, una sua versione a pagamento inedita in Italia tramite cui gli utenti, per 9,99 dollari al mese (una bella cifra, se si considera che Netflix, negli Stati Uniti, costa 8 dollari al mese nella versione base, 12 per la premium – offrendo un listino molto più vasto) possono accedere ai contenuti Red Originals, ossia dei veri e propri format televisivi gestiti da famosi YouTuber.

Facebook non è da meno: secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal a fine giugno, il social network sta consolidando la sua strategia di partnership con famose testate giornalistiche (sono note ormai quelle con BuzzFeed e Vox Media) per la co-produzione di contenuti originali. Il primo titolo in lista è Strangers, realizzata in collaborazione con Refinery29 (un noto magazine femminile online), una serie sulla vita della 28enne Zoe Chao che tradisce lo storico fidanzato con un’altra donna. Anche qui si vede l’intenzione di Facebook di puntare a un target di pubblico giovane (13-34 anni), seguendo un modello che ricorda quello della MTV dei primissimi tempi.

Persino Snapchat, nonostante le difficoltà dovute alla concorrenza spietata di Facebook (e, di conseguenza, Instagram), ha stretto accordi con note personalità della tv americana, come Jimmy Fallon e Conan O’Brien, per la produzione di contenuti originali che saranno noti come Snapshat Show. Insomma, nonostante il fallimento di Apple, il futuro della televisione sembra essere molto più orientato verso il mobile, come dimostra la creazione di App (tipo Blackpills) dedicate esclusivamente alla fruizione di contenuti seriali.