La Corte d’Appello di Roma, Sezione Imprese, con la sentenza 29 aprile 2017 ha definitivamente condannato Break Media, uno dei maggiori web provider statunitensi per “cooperazione colposa mediante  omissione nella diffusione illecita di programmi televisivi Mediaset”.

Break Media appartiene a Defy Media, un digital media company che vanta sui suoi canali circa 500 milioni di visualizzazioni al mese. Nella sentenza, la Corte ha stabilito la piena responsabilità degli operatori di Internet anche quando sono utenti terzi a diffondere illecitamente contenuti coperti da copyright. Situazione ulteriormente aggravata dall’utilizzo di “sistemi operativi evoluti” direttamente finalizzati a mere “finalità di tornaconto economico”, ossia a scopo di lucro.

La decisione della Corte è un ulteriore tassello nel quadro di una giurisprudenza ancora frammentaria e va a unirsi alla sentenza di marzo 2017 del Tribunale di Frosinone, che aveva stabilito che, in mancanza di comprovata finalità di lucro, gli operatori internet che permettevano lo streaming illegale di contenuti caricati da terzi non sono da considerarsi automaticamente colpevoli di violazione di copyright.

La distribuzione di contenuti audiovisivi via internet è uno dei principali problemi dei distributori, che risentono di un evidente vuoto normativo. Andrea Occhipinti, fondatore di Lucky Red, riferendosi a una normativa UE che coinvolge oltre 400 protagonisti della filiera soprattutto in Italia, Francia e Spagna, ha affermato che “è inutile imporre un mercato unico digitale europeo e poi trascurare i diritti per il web, significa solo danneggiare il mercato audiovisivo europeo”

“La normativa UE” prosegue Occhipinti, “prevede che nel caso una tv acquisisca i diritti di distribuzione di un prodotto e decida di trasmetterlo anche sul proprio sito gratuitamente, quel contenuto deve essere visibile anche nel resto d’Europa, sempre gratuitamente. Questo mina le basi stesse del mercato audiovisivo europeo, dove in caso di coproduzione il prodotto viene dato in esclusiva ai paesi coinvolti e poi i diritti vengono venduti alle emittenti degli altri. Questa normativa ha come unico effetto quello di favorire i gruppi multinazionali, in particolare statunitensi”.