Mentre prosegue la marcia inarrestabile dell’acquisizione dei diritti per l’estero (gli ultimi sono Sony Pictures Releasing per la Svezia e The Projector per Singapore), Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino si aggiudica ben quattro nomination agli Oscar (miglior film, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura non originale e migliore canzone originale). Era dal 1999, cioè dai tempi de La vita è bella di Roberto Benigni, che un’opera italiana non veniva presa in considerazione nella categoria più importante, quella del miglior film in assoluto, ciononostante in molti si ostinano a non considerarlo un successo nazionale. Forse in parte dipende dal rapporto controverso del regista palermitano col suo paese, dal fatto che i suoi film in genere hanno riscosso maggiori attenzioni all’estero che in casa propria. Io sono l’amore per esempio piacque molto in America mentre da noi incassò poco (come successe pure con A bigger splash), e quando un suo film andò bene al botteghino (Melissa P.) la critica non esitò a stroncarlo impietosamente. Ma l’italianità di Chiamami col tuo nome, da alcuni messa in dubbio come se si trattasse di un film americano girato da un italiano, è un dato di fatto incontrovertibile. E non solo perché, oltre al regista, anche l’ambientazione è italiana (in questo senso, il film di Guadagnino è sicuramente più italiano dell’ultimo di Virzì). Come ha spiegato Salvo Nastasi, il direttore generale del Ministero per i Beni Culturali, “Il film ha avuto contributi pubblici da parte dell’Italia: 480 mila euro di credito d’imposta e 250 mila di contributo selettivo, 560 mila euro di tax credit esterno”. Per cui tirate le somme, si nota che, pur essendo una coproduzione con la Francia, la quota italiana del film è dell’ 80%.