La verità è sempre in esilio”, diceva Cioran, l’esule per eccellenza, il pensatore rumeno che visse in esilio dalla propria patria ma pure da quella di adozione. Lo dimostra pienamente Cori in esilio, il documentario vincitore  del Prix Farel 2016 di Neuchatel, il festival internazionale di film a tematica religiosa, che rende omaggio alla cultura armena vittima del primo genocidio del Novecento.

Diretto dai cineasti italo-belgi Nathalie Rossetti e Turi Finocchiaro, la pellicola segue Aram e Virginia, una coppia di armeni della diaspora, mentre trasmettono ad una troupe di attori europei un’antichissima tradizione di canto che rischia di scomparire nell’epoca della globalizzazione. La coppia accompagna questa troupe teatrale in Anatolia, dove la civiltà Armena fu distrutta dai dominatori turchi, e durante il viaggio la curiosità degli attori fa riemergere tutta la ricchezza di questa cultura, e il canto diventa protesta identitaria, lingua di creazione e di rinascita, soffio di vita.

Grazie a questa vecchia coppia di musicisti armeni, “Cori in esilio – come recita la motivazione della giuria del Farel 2016 – “mostra che è possibile ricordare, curare e superare i traumi della storia attraverso un’esperienza estetica totale”.
Il documentario sarà proiettato martedì 9 maggio alla Sala Trevi di Roma, e al termine il pubblico potrà incontrare i protagonisti